venerdì 20 febbraio 2009

UN INTERVENTO DEL SOCIOLOGO MARZIO BARBAGLI, SUL BINOMIO IMMIGRATI E REATI: UNA NUOVA PROSPETTIVA DI ANALISI

UN ARTICOLO SU CUI RIFLETTERE:
DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 18 FEBBRAIO 2008-VEDI AL SEGUENTE LINK:

http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/18/Immigrati_reati_sinistra_non_volevo_co_9_090218029.shtml

Marzio Barbagli Il sociologo, professore di Sociologia all'Università di Bologna, un acuto analista sempre integrato nella sinistra tradizionale: "ho scritto ciò che la realtà mi suggeriva e molti colleghi mi hanno tolto il saluto"

«Immigrati e reati, io di sinistra non volevo vedere» -C' è il rifiuto di vedere i cambiamenti dovuti all' ondata migratoria.

BOLOGNA - «Sì, in quegli anni andava così, non volevo vedere: c' era qualcosa in me che si rifiutava di esaminare in maniera oggettiva i dati sull' incidenza dell' immigrazione rispetto alla criminalità. Ero condizionato dalle mie posizioni di uomo di sinistra. E quando finalmente ho cominciato a prendere atto della realtà e a scrivere che l' ondata migratoria ha avuto una pesante ricaduta sull' aumento di certi reati, alcuni colleghi mi hanno tolto il saluto». Marzio Barbagli ha 70 anni, è professore di sociologia all' Università di Bologna, ha scritto libri importanti sul tema immigrazione e delinquenza e ha curato per il Viminale (ai tempi di Enzo Bianco e Giuliano Amato) il rapporto sullo stato della criminalità.
Nel suo libro, Immigrazione e sicurezza (edito dal Mulino), fissa l' impressionante impennata di stupri compiuti dagli extracomunitari: dal 9% al 40% negli ultimi 20 anni, con romeni, marocchini e albanesi a guidare la classifica.
Professore, a quando risale questa specie di cecità scientifica? «Parlo di una decina di anni fa... Ma guardi che non ero l' unico, c' erano anche altri colleghi, della mia stessa parte politica, che si rifiutavano di vedere i cambiamenti, sotto il profilo dell' ordine pubblico, che l' ondata migratoria comportava».
Eppure non mancavano dati e statistiche. O no?
«Certo che c' erano, ma non volevo crederci, non li cercavo nemmeno. Ho fatto il possibile per ingannare me stesso. Mi dicevo: ma no, le cifre sono sbagliate, le procedure d' analisi difettose. Era come se avessi un blocco mentale...».
Poi cos' è successo?
«Ho capito che non erano i dati ad essere sbagliati, ma le mie ipotesi di partenza».
E a quel punto?
«Sono finalmente riuscito a tenere distinti i due piani: il ricercatore dall' uomo di sinistra. E ho scritto quello che la realtà mi suggeriva».
E alcuni suoi colleghi le hanno tolto il saluto.
«Sì, alcuni. Poi ce n' erano altri che, pur sapendo che avevo ragione, mi dicevano che quelle cose non andavano comunque scritte».
Lei ha avuto l' onestà e il coraggio di ammettere l' errore: pensa che a sinistra questi condizionamenti ideologici siano molto diffusi?
«Di sicuro lo sono stati. E non solo in Italia. Un gap culturale che ha costretto la sinistra ad una faticosa rincorsa, che in parte però sta avvenendo. La stessa Livio Turco, promotrice assieme a Giorgio Napolitano di una legge importante sull' immigrazione, ha ammesso che inizialmente, quando si trovò ad affrontare la questione, non fu semplice superare certi schematismi, una certa immaturità».
Cosa le ha insegnato questa esperienza?
«È stato un processo faticoso, ma di grande crescita. Ora sono un ricercatore. E nient' altro». Francesco Alberti
BISOGNA RIFLETTERE CON ATTENZIONE SU QUEST'INTERVISTA. SE NON SI VUOLE CHE AVVENGA QUI IN ITALIA, ED IN PARTICOLARE NELLE PERIFERIE DI ROMA, QUEL CHE E' AVVENUTO 20 ANNI FA IN FRANCIA, IL FENOMENO DELL'IMMIGRAZIONE VA GOVERNATO CON FERMEZZA E REGOLE PRECISE ED INDEROGABILI: chi lavora onestamente deve essere accolto, deve avere casa, assistenza sanitaria, al limite anche diritto di voto alle elezioni amministrative ! Ma chi delinque deve essere colpito e se necessario espulso !!!
MA BISOGNA EVITARE I FALSI BUONISMI, ALLA VELTRONI PER INTENDERCI, CHE NON RISOLVONO GLI INEVITABILI PROBLEMI, MA SCARICANO DISAGI E CRIMINALITA', NON CERTO IN CENTRO, A PARIOLI O ALLA CAMILLUCCIA, MA NELLE PERIFERIE GIA' DISASTRATE DELLA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA, DAL CROLLO DELLA VIVIBILITA', E DALLA MANCANZA DI SERVIZI ED OPERE PUBBLICHE.
Riflettere sulle parole di Barbagli significa riflettere sulla necessità di un cambiamento di prospettiva e conseguente prassi operativa, perchè venga evitata anche a Roma ed in Italia l'altrimenti inevitabile crescita di forme ben più pericolose di razzismo e xenofobia !!!