sabato 12 dicembre 2009

ULTERIORI CHIARI SEGNI DELLA CRISI DEL MERCATO IMMOBILIARE A ROMA ED IN ITALIA

FONTE: http://www.affaritaliani.it/economia/casa-spagna-crollo-italia251009.html

Il Italia mattone in crisi
Le avvisaglie della crisi stanno arrivando anche in Italia, ma il peggio deve ancora verificarsi. Secondo il centro di studi economici Nomisma l'attuale crisi finanziaria, che ha mandato i tassi per i mutui alle stelle e ha spinto le banche a chiudere i rubinetti del credito, avrà effetti deprimenti sul mercato immobiliare. Per il 2008 Nomisma prevede un calo di 90mila compravendite per il solo comparto residenziale, mentre per i prezzi è atteso un calo medio tra il 3 e il 5% rispetto al 2007. La diminuzione sarà più consistente nelle grandi città, con cali dal 5% all'8%.

Inoltre, solo quest'anno le sofferenze immobiliari, relative all'allungamento dei tempi di pagamento dei mutui o addirittura l'impossibilità di farvi fronte da parte delle famiglie, arriveranno a superare i 7 miliardi di euro.

Sulle stessa linea Tecnocasa, secondi cui nel primo semestre il mercato immobiliare ha pagato la diminuzione della domanda, l’allungamento delle tempistiche di vendita, l’aumento dell’offerta, la presenza di un maggiore margine di trattativa per gli acquirenti. Un elemento sempre più fondamentale nella trattativa è il prezzo dell’immobile che ha spinto a sconti sempre più ampi sul valore iniziale richiesto dai venditori.

Il 2009 a rischio crollo-prezzi
Il 2009 si appresta ad essere un anno horribilis per il mercato residenziale. La crisi economica appena iniziata, bloccherà l’investimento sugli immobili (fenomeno già in atto) e spingerà i piccoli proprietari che avevano investito nel mattone, a cedere gli appartamenti per evitare il crollo dei prezzi e per tornare in possesso di liquidità utile in tempi difficili.

Inoltre arriveranno sul mercato i complessi residenziali messi in cantiere 2 o tre anni fa in pieno boom immobiliare. Migliaia di case nuove che sommate a quelle di ritorno sul mercato dei piccoli proprietari, daranno un'ulteriore botta al prezzo degli immobili. Con effetti che potrebbero essere simili a quanto sta già accadendo in Spagna.

Lorenzo Masini

Anche Il Corriere della Sera di ieri 11 dicembre 2009 è tornato in proposito ad occuparsi, con un articolo di Federico Fubini, della "Lunga crisi del Modello Spagna", costruito proprio sulla incontrollata crescita del settore immobiliare, articolo ripreso subito per la sua rilevanza nelle rassegne stampa dei principali ministeri, e di cui proponiamo le conclusioni

(fonti:

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=41521095

http://rassegnastampa.mef.gov.it/mefnazionale/View.aspx?ID=2009121114441894-1
http://www.inizioweb.net/?p=21830

"La crescita è stata minima nel 2008, è crollata quest`anno e l`agenzia di rating Standard & Poor`s prevede che resterà strutturalmente bassa sull`orizzonte prevedibile.

Dopo un primo taglio del rating, S&P sembra prepararsi a un altro intervento, anche se un`emergenza del tipo greco resta impensabile.

A uscire a pezzi è piuttosto la certezza espressa da Zapatero un anno fa, nel punto acuto della crisi: «Quando tornerà la calma - aveva detto il premier - la Spagna riprenderà a crescere senza aver sofferto danni strutturali».

Non andrà così. Serviranno anni per assorbire l`enorme debito privato e un`offerta di quasi un milione di abitazioni l`anno con una domanda di meno della metà.

La principale industria e fonte di lavoro del Paese, l`edilizia, resterà in crisi a lungo. Sulle sue macerie sta crescendo quella che è stata chiamata una «generacion ni-ni», né studio né lavoro, né esperienza professionale, né capacità di avviare una famiglia: giovani precari, vittime del 9o%o di tutti i licenziamenti, quelli che il filosofo francese Alain Touraine di recente ha definito i nuovi «schiavi liberi» che «hanno perso la strada».

Niente di tutto questo giustifica in Italia la «schadenfreude», la gioia dei mali altrui. E non solo perché il reddito per abitante Spp resta comunque più alto fra i cugini iberici: il «controsorpasso», per quello che vale, non è in vista.

Ma non c`è da gioire perché per certi aspetti la Spagna non è il modello che si sperava, forse perché nessun modello di un tempo dato è esportabile fino in fondo in altri luoghi e momenti. Solo il conformismo intellettuale degli anni pre-crisi poteva farlo credere. Ora, nota l`economista di Unicredit Marco Annunziata citando John Donne, «inutile chiedersi per chi suona la campana in Europa: essa suona sempre per noi».