sabato 16 gennaio 2010

Comune, a rischio il piano di rientro - Sulle caserme lo stop della Consulta

Conti, gli affanni del Campidoglio: non c'è ancora il Bilancio 2010. I giudici hanno bocciato in parte il meccanismo previsto in Finanziaria. I dubbi sul trasferimento al Campidoglio dei vecchi edifici della Difesa per farli confluire in "fondi immobiliari"
di Giovanna Vitale                                                                                                                                                                                La Repubblica 14/01/2010
 Rischia di restare senza copertura il piano di rientro gestito dal sindaco Alemanno nella sua veste di commissario di governo. L´ipotesi, per nulla remota, è frutto della recente sentenza della Corte Costituzionale, la n.340/2009 pubblicata il 30 dicembre, che ha dichiarato in parte illegittimo il meccanismo previsto in Finanziaria grazie al quale, una volta trasferiti i vecchi edifici della Difesa, comuni ed enti locali li avrebbero fatti confluire in "fondi immobiliari" ad hoc, con la possibilità di trasformarli in appartamenti o centri commerciali in barba a qualsiasi vincolo urbanistico (ANCORA ? Ma se in città ci sono decine di migliaia di appartamenti sfitti ! Se numerosi centri commerciali sono in crisi !!!)

Moltiplicandone, come per incanto, il valore. Una disposizione molto importante per Roma: la manovra 2010 prevede infatti che, a differenza dell´anno scorso, lo Stato non sborserà soldi cash per pagare i debiti del piano di rientro, ma si limiterà a cedere una serie di caserme ormai in disuso che potranno essere valorizzate a piacimento (tramite, ad esempio, il frazionamento in abitazioni e negozi, o la conversione in alberghi e centri sportivi) per un importo complessivo di 600 milioni. Esattamente la cifra annua dovuta dallo Stato al Campidoglio per finanziare il bilancio separato.
Peccato che quel meccanismo di trasferimento e di valorizzazione degli edifici della Difesa sia stato stoppato dalla Corte Costituzionale. Che ha bocciato la scorciatoia con la quale il governo (nel Ddl Sviluppo n.133/2008, richiamato in Finanziaria) avrebbe voluto cancellare le procedure sui vincoli urbanistici, attribuendo ai comuni la potestà spettante ad altri enti. A finire sotto la mannaia dei magistrati è stato, in particolare, l´art. 58 comma 2, per cui la semplice approvazione in consiglio comunale del «piano delle alienazioni e valorizzazioni costituisce variante allo strumento urbanistico generale. Tale variante, in quanto relativa a singoli immobili, non necessita di verifiche di conformità agli eventuali atti di pianificazione sovraordinata di competenza delle province e delle regioni». Norma che l´Alta Corte ha giudicato del tutto illegittima. Ordinando uno stop che ora rischia di compromettere il finanziamento del piano di rientro capitolino e il delicato sistema legislativo-istituzionale costruito nel 2008 per evitare il dissesto del Comune di Roma.
La prova dello stato di estrema difficoltà in cui versa il Campidoglio è che a oggi non è stato non solo approvato, ma neppure presentato il bilancio 2010. Per prassi sempre licenziato, con la sola eccezione del 2008, entro il 31 dicembre. Un fatto politicamente rilevante, tanto più in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando: senza bilancio, infatti, il Comune può solo gestire l´ordinaria amministrazione per dodicesimi, non può cioè programmare spese extra né investimenti, limitandosi a coprire la spesa corrente mese per mese, sulla base della manovra 2009.
Un´impasse da cui sarà complicato uscire a breve. Anche perché il responsabile dei conti comunali, Maurizio Leo, più volte cercato, risulta assente.  
Ancora in vacanza in Kenia. «Tornerà il 18 gennaio», fa sapere una solerte segretaria. 
Risposta che ha mandato su tutte le furie l´opposizione. «A.A.A. Assessore al bilancio cercasi», ironizza il vicepresidente pd della Commissione consiliare, Alfredo Ferrari: «Provincia e Regione l´hanno già approvato, mentre Leo preferisce il riposo di una pausa natalizia fin troppo ampliata all´elaborazione di una strategia di sviluppo per la città che, evidentemente, non è in cima ai suoi pensieri». È preoccupato, Ferrari: «Così il Comune di Roma è condannato all´incertezza: su una programmazione che non c´è, sui famigerati 500 milioni che forse non arriveranno mai e su ipotesi di entrate che non hanno riscontro nella realtà». Sconfortata la conclusione: «Evidentemente, per gli uomini di Alemanno, occuparsi di Roma è un compito troppo gravoso o, peggio, di secondo piano»

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