mercoledì 22 settembre 2010

UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA-ECONOMIA DELL'8 MARZO 2010 SEGNALAVA CHE I GRANDI GRUPPI ECONOMICOI STAVANO AFFILANDO LE ARMI NEL SETTORE DELL'ACQUA, NUOVO BUSINESS DEL III MILLENNIO. LEGGETEVELO BENE E POTRETE CAPIRE PERCHE' E' STATA COSI' IMPORTANTE LA GRANDE MOBILITAZIONE REFERENDARIA DELLA GENTE PER L'ACQUA PUBBLICA E CONTRO QUESTI POTERI FORTI CHE PENSAVANO E PENSANO DI FARE AFFARI SUL PIU' PREZIOSO DEI BENI PUBBLICI, E CHE PUBBLICI DEVONO RIMANERE, L'ACQUA

DAL CORRIERE DELLA SERA -ECONOMIA DELL'8 MARZO 2010:
"Servizi. La diga Caltagirone (suocero di Pierferdi Casini- UDC) -Benetton (si, proprio lui ! Quello che si era preso la società Autostrade dal governo D'Alema !). In lizza: da ACEA ad A2A, da Iride a Aceagas. Il gruppo romano e quello veneto potrebbero arginaare colossi come Veolia, Thuga. Le mosse di Sorgenia (Gruppo di Carlo De Benedetti, avete presente ? Si ! E 'quello di La Repubblica ed Espresso !), Intesa (SI, è Banca Intesa, la Banca di fiducia di Romano Prodi !), e F2i".
Nella stessa sede il Corriere si distingue nella pubblicazione di una vera e propria "pubblicità redazionale" a favore del manager Henry Proglio, la cui immagine italiana si è fortemente degradata al causa della vicenda di Acqua Latina, e della vera e propria RIVOLTA del Lazio meridionale contro la gestione Suez dell'Acqua, su cui vedetevi di seguito un nostro video.


Inoltre sui rapporti fra sindaco Veltroni, PD, Veolia e Suez, vedetevi:
 http://tg-talenti.blogspot.com/2010/02/ancora-proposito-del-consiglio-comunale.html
Un'ultima domanda ? MA PERCHE' DOBBIAMO FIDARCI DI QUESTI GIGANTI EUROPEI DELL'ACQUA ? L'esperienza sudamericana insegna...
Andatevi a rivedere questro nostro post, del gennaio 2007, da www.politica domani.it:
Fatti e misfatti delle multinazionali dell'acqua
Suez, Acea, Impregilo, Veolia dobbiamo fidarci di questi giganti europei dell'acqua? L'esperienza degli stati sudamericani insegna
di Andrea Palladino
Un cambiamento importante nella gestione mondiale dell'acqua sta avvenendo, anche se nessun organo di informazione "importante" ne parla. L'America Latina (con eccezione del Brasile di Lula e vedremo dopo perché) sta di fatto avviando un processo di ripubblicizzazione dell'acqua.
Il via è stato dato dall'Argentina di Kirchner, che, dopo aver dato il ben servito alla Suez, qualche mese fa ha rescisso il contratto con l'italiana Impregilo (gestore dell'acqua a Buenos Aires) per "gravi colpe". Il 13 luglio 2006 il governatore della capitale argentina ha emesso un decreto che è in realtà un lungo atto d'accusa verso la multinazionale delle costruzioni, di capitale italiano: mancata consegna di documenti strategici, poca trasparenza, non rispetto degli obiettivi contrattuali, cattiva qualità dell'acqua. Ora la provincia di Buenos Aires ha dato mandato ad una azienda completamente pubblica di assumere la gestione della distribuzione idrica.
Qualche giorno fa è stata la volta della Bolivia. Il Presidente Morales, dopo quasi un anno di trattative, ha deciso che la Suez deve abbandonare la capitale La Paz, dove gestiva la distribuzione dell'acqua potabile. Il Ministro delle Risorse Idriche boliviano, Abel Mamani, ha inoltre assicurato che lo stato non ha nessuna intenzione di pagare i 100 milioni di dollari di risarcimento alla Suez che, secondo alcune voci, sarebbero stati richiesti dalla multinazionale francese. La notizia positiva è che l'Unione Europea ha stanziato parte della dotazione dei 5,5 milioni di dollari che avrà la neonata impresa pubblica che gestirà l'acqua nella capitale boliviana.
La vera svolta è venuta però dall'Uruguay, dove nell'ottobre del 2003 un referendum in buona parte ignorato dai media internazionali aveva decretato che l'acqua era e doveva rimanere pubblica. Edoardo Galeano, uno dei massimi intellettuali latinoamericani, commentò allora: "Noi latinoamericani siamo stati educati, da secoli, all'impotenza. Una pedagogia che viene dai tempi delle colonie, impartita da militari violenti, dottori pusillanimi e frati fatalisti, ci ha inculcato la certezza che la realtà è inalterabile e che non possiamo far altro che ingoiare in silenzio i nostri rospi quotidiani. Adesso stiamo iniziando a recuperare quella energia creatrice, che sembrava perduta nella lunga notte della nostalgia. E non sarebbe una cattiva idea tenere ben presente che quell'Uruguay dei tempi fecondi fu figlio dell'audacia, non della paura".
La reazione delle multinazionali
Le multinazionali però non guardano passivamente. Proprio la Suez ha denunciato il governo argentino, portandolo davanti al tribunale della Banca Mondiale, il più odioso che esista, il quale, sulla carta, dovrebbe dirimere le controversie tra gli stati e le imprese transnazionali. Si tratta in realtà di uno strumento pensato per sottrarre ai tribunali degli stati il giudizio su casi di presunta "espropriazione" degli investimenti. È questa infatti la formula usata delle multinazionali per descrivere i loro fallimenti. Nel caso specifico la Suez rimprovera al governo argentino di non aver autorizzato l'aumento delle tariffe idriche dopo la svalutazione del peso del 2002. E chiede i danni. Il governo argentino ha tentato di contestare la scelta del tribunale della Banca Mondiale, sostenendo che il Foro naturale per la controversia erano i Tribunali argentini - come, tra l'altro, stabilito dal contratto di concessione firmato dalla Suez - ma la Banca Mondiale ha risposto che il suo Tribunale prevale su tutto.
L'Impregilo sembrerebbe intenzionata - da quanto dichiarato a politicadomani dall'ufficio stampa - a non prendere iniziative simili. A differenza della Suez, l'impresa italiana non ha mai commentato ufficialmente la rescissione del contratto.
Il Brasile sta a guardare
Un ruolo a parte lo gioca il Brasile di Lula. Il presidente non sembra intenzionato a seguire la nuova onda latinoamericana. Il 14 luglio del 2005, mentre Lula faceva un bagno di folla a Parigi per l'anno dedicato al Brasile in Francia, il capo di gabinetto del presidente brasiliano incontrava la dirigenza della Suez e li assicurava che gli interessi della multinazionale francese non sarebbero mai stati toccati. La Suez infatti in Brasile ha forti interessi in campo energetico, oltre che gestire l'acqua nella città di Manaus (1.600.000 abitanti, stato di Amazonas, classificata recentemente come una delle città brasiliane con l'acqua della peggior qualità). Nella città amazonense ci sono attualmente 400.000 persone senza accesso all'acqua potabile a causa del mancato investimento (previsto nel contratto di concessione) del gestore francese. Lo stesso che oggi, a sua volta, chiede allo stato di investire proprio là dove è mancato il previsto investimento privato. In Brasile la Suez vuole proporre per la gestione dell'acqua il modello soft del partenariato pubblico-privato che in Europa si sta dimostrando fallimentare (vedi i casi Acea e Acqualatina, tanto per fare un paio di esempi).
"Non sarà certo facile - ricorda Galeano - L'implacabile realtà non impiegherà molto a ricordarci l'inevitabile distanza che separa ciò che si vuole da ciò che si può". L'America Latina di Kirchner e Morales sta cercando prima di tutto di dare speranza. Kirchner è riuscito a risollevare un paese distrutto proprio dalla politica fatta a base di privatizzazioni e di liberalizzazioni dei beni comuni, che aveva di fatto dato l'Argentina in gestione alle transnazionali. Ora però si trova a dover combattere aspramente sul piano internazionale con le grandi organizzazioni che regolano il mercato globale. Non è un caso, infatti, che l'Argentina sia oggi il paese che deve affrontare più di ogni altro paese "processi" presso il Tribunale della Banca Mondiale, quasi tutti basati sul principio che la nuova politica argentina ha creato un danno economico tale da doversi considerare come una vera e propria espropriazione.
La sfida dell'acqua pubblica
Morales, in Bolivia, si trova ora di fronte alla sfida non facile di ricostruire un servizio pubblico in una condizione difficile, con una popolazione ormai stremata, con una struttura idrica che - è il caso di dirlo - fa acqua da tutte le parti. E con pochi, pochissimi soldi disponibili.
La lezione che rimane è che si dimostra assolutamente falso l'assioma "privatizzazione = efficienza": la città di Manaus, la cui acqua è gestita dalla Suez, sta vivendo in questi mesi tutta la drammaticità della gestione di un bene pubblico affidata a un privato: tubature che scoppiano, interi quartieri che rimangono senz'acqua, un aumento impressionante delle malattie legate alla mancanza di trattamento dell'acqua destinata al consumo umano. E mentre Manaus piange, in Argentina sempre la Suez è ben lontana dall'avere lasciato in eredità quel sistema perfettamente funzionante che il miraggio della privatizzazione aveva promesso.
Il nodo politico dell'acqua pubblica: la sfida per il centrosinistra
La questione ci riguarda molto da vicino per diversi motivi. Sono infatti le "nostre" multinazionali europee (Suez, Veolia, Acea, Impregilo) che hanno conquistato il mercato mondiale della sete; è il "nostro" modello di gestione dell'acqua che sta fallendo in America Latina. E infine, i gestori che vengono espulsi per "cattiva condotta" sono i "nostri" padroni dell'acqua: sono i gestori dell'acqua che noi beviamo tutti i giorni. Suez, ad esempio, possiede quasi il 10% di Acea, che è il principale gestore del centro Italia. Acea, poi, è posseduta al 51% dal Comune di Roma, roccaforte della sinistra, una sinistra che dice, a parole, di sostenere il principio che un bene essenziale come l'acqua deve essere pubblico.
Si tratta di un nodo politico che richiede chiarezza da parte di tutta l'Europa e che a casa nostra richiede trasparenza e risposte chiare a domande scomode fatte ai nostri amministratori pubblici: ad esempio a Veltroni, il Sindaco di Roma, di fatto socio di quelle compagnie che si sono arricchite in altri paesi assetando milioni di persone.
ELOQUENTE ED AGGHIACCIANTE RILEGGERE OGGI QUESTO ARTICOLO DEL FEBBRAIO 2007, MENTRE E' IN CORSO IN ITALIA (ED ANCHE IN EUROPA) LA BATTAGLIA PER L'ACQUA PUBBLICA !
Ancora piu' agghiacciante perchè lo stesso Walter Veltroni, non più tardi del gennaio 2010, non ha avuto ritegno a firmare con un gruppo di suoi sodali del PD UN'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE A DIFESA DI SUEZ, nella vicenda dei contrasti con ACEA !!! 

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