venerdì 30 settembre 2011

A PROPOSITO DELLA METRO C: UNA PRECISAZIONE IMPORTANTE DEL PROF. ANTONIO TAMBURRINO

RICEVIAMO E MOLTO VOLENTIERI PUBBLICHIAMO:
FONTE: http://www.eur.roma.it/news.php?news=3289

A seguito alla nota di Roma Metropolitane, relativa al progetto della Metro C e pubblicata con articolo del 20 settembre, riceviamo un'importante precisazione da parte del Prof. Antonio Tamburrino.
Con la sua nota Roma Metropolitane si dà un'autoassoluzione plenaria: "... Quanto alle soluzioni prescelte, le stesse sono il frutto della mediazione tra esigenze e problematiche diverse e solo chi ha potuto partecipare fin dall'inizio a tutte le attività propedeutiche e di progettazione riteniamo sia in grado di comprendere a pieno i risultati ottenuti. Potrebbero essere individuate, a posteriori, numerose altre soluzioni sia di percorso sia di ordine tecnico, anche da autorevoli personalità del settore, ma queste non possono tener conto di tutta una serie di considerazioni, informazioni e prescrizioni che di fatto ne inficerebbero la validità".
Peccato che a questa conclusione si arrivi attraverso omissioni capitali e affermazioni non veritiere" - dichiara il Prof. Antonio Tamburrino, docente di Economia dei Trasporti all'Università Pio V, nonché grande esperto di mobilità.
"L'Azienda Pubblica - prosegue il Prof. Tamburrino - asserisce di non aver trovato tracce di un interessamento del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per un progetto alternativo della metro C. Quest'affermazione è falsa. Allego copia della delibera n. 345 del 25.10.1995 del Consiglio Superiore. Così non c'è più ombra di dubbio che un progetto alternativo non solo esisteva dal 1995 ed era stato presentato dalla Presidenza del Consiglio al più alto consesso tecnico ma che lo stesso consesso aveva dato via libera a procedere alla sua realizzazione attraverso una gara di "appalto-concorso", in vista della quale erano stati indicati anche i necessari approfondimenti. Ma questo progetto non nasceva dal nulla, e neppure da un'autonoma iniziativa della Presidenza del Consiglio. C'erano motivazioni serie e dettagliate. Nel 1995 si era in fase di preparazione del Grande Giubileo del 2000 e, tramite un accordo trilaterale fra il Governo, la Santa Sede e il Comune di Roma, si era concordato che l'opera fondamentale da realizzare doveva essere la metro C. Ma ci si rese subito conto che il progetto del Comune non era cantierabile (secondo Roma Metropolitane solo nel 1996, ormai a tempo scaduto, ci si accorge che erano emerse "criticità"!) Allora con un accordo esplicito, sempre fra Governo, Santa Sede e Comune, si decise l'elaborazione parallela di un progetto di una metro leggera ad automazione integrale, per verificarne la sua completa fattibilità, entro i tempi inderogabili dell'evento giubilare. E, tutti d'accordo, si affidò l'incarico alla Presidenza del Consiglio. Si trattò di un lavoro complesso e impegnativo che richiese, fra l'altro, l'elaborazione del primo modello matematico della mobilità romana, nonché il già citato parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Il risultato fu positivo senza riserve, come ufficialmente attestato dalla lettera della Presidenza del Consiglio al Comune di Roma, in data 20 novembre 1995. Da essa si evince che, mentre del progetto del Comune di una metro pesante su ferro a guida manuale non si erano avute più tracce, per la metro leggera ad automazione integrale tutto era pronto per procedere alla realizzazione dell'opera. Anche di questa lettera allego copia. Se sarà il caso, produrrò documentazione relativa a tutti gli altri atti procedimentali".
"Cosa successe dopo quella lettera?" - domanda il Prof. Tamburrino? - Il silenzio assoluto. Il Comune non diede mai una risposta. Salvo che poi il Comune, l'anno successivo, adducendo timori di possibili ritardi nei finanziamenti, che peraltro la citata ed impegnativa lettera governativa rendeva insussistenti, e soprattutto prendendo finalmente atto delle "criticità" del suo progetto, cancellava definitivamente la costruzione della metro C. Con decisione totalmente autonoma. Resta così il mistero sul perché alla Capitale sia stata negata la possibilità di avere una metro modernissima sin dall'anno 2000. Roma Metropolitane, anziché portare luce sui fatti, preferisce cancellarli dalla storia. Ma non è facile cancellare proprio tutto. L'Azienda afferma che non c'è più nulla in sospeso e che i ricorsi nelle varie sedi giurisdizionali sono stati tutti vinti. Si tratta di un'affermazione quanto meno affrettata. Sta di fatto che la Corte dei Conti da circa due anni sta conducendo un'indagine approfondita su tutta la vicenda passata, presente e futura della metro C. La conclusione dovrebbe essere imminente".
"Veniamo al TAR, a cui Italia Nostra si è rivolta nel 2006. È vero che, con molta sollecitudine, non è stata concessa la sospensiva, ma è altrettanto vero che, dopo, nonostante tutti gli sforzi fatti, sono passati più di 5 anni e il Tribunale non ha ancora avuto il tempo di fissare una prima udienza per discutere nel merito!!! Conclusione: la metro C è un'opera importante per la città e le "criticità", da me evidenziate già oltre 15 anni fa, ora sono sotto gli occhi di tutti. Ritengo che i cittadini, che oggi sono i finanziatori e che domani, auspicabilmente, saranno gli utenti dell'opera, abbiano diritto ad un'informazione chiara e completa".
"Propongo a Roma Metropolitane - prosegue Tamburrino - di impegnarsi a:
- pubblicare l'indagine della Corte dei Conti appena ne avrà notizia;
- sollecitare il TAR a fissare l'udienza di merito, chiedendo la seduta pubblica e la pubblicazione dei documenti prodotti dalle parti in causa.
Si farebbe un passo importante che potrebbe contribuire anche a risolvere una grave criticità nazionale. La travagliata realizzazione delle grandi opere pubbliche è ormai riconosciuta come una delle cause fondamentali del mancato sviluppo del Paese. Il dramma sta nel fatto che noi non spendiamo meno dei Paesi più sviluppati, ma spendiamo male. I costi arrivano anche al triplo di quelli europei, i tempi sono biblici, le tecnologie sono spesso obsolete e financo ci permettiamo il lusso di lasciare ai posteri grandi opere incompiute. Questi mali sono pressoché spariti nel Nord Europa. Come mai? La svolta si è avuta con la convenzione di Aarhus del 1998. Essa è stata poi tradotta in norme operative dall'Unione Europea, norme che hanno rivoluzionato la pubblica amministrazione nel senso di collocare il cittadino al centro del processo decisionale. Ciò comporta che, sulla base di informazioni senza più alcun vincolo di riservatezza fornite dall'amministrazione, i cittadini verificano, integrano, avanzano proposte alternative. Si arriva così ad una soluzione ottimale e condivisa. Tutto questo si è dimostrato un salto di civiltà, con grandi benefici per tutti".
È evidente che a Roma Metropolitane - conclude il Prof. Tamburrino - non sanno ancora dove si trovi Aarhus. Loro sono convinti di coabitare con la verità e che chi non condivide le loro scelte è disinformato. Anzi, è un "quisque de populo", come viene inquadrato un tale "sig. Tamburrino". Intanto per la metro C abbiamo già speso un sacco di soldi e accumulato gravi ritardi. E Dio solo sa come finirà. La mia proposta di dare la parola alla Corte dei Conti, di riattivare il TAR e di cominciare a dare conto in pubblico delle possibili soluzioni alternative vuol essere un invito ad iniziare, finalmente, un cammino di ravvedimento operoso".

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