domenica 21 aprile 2013

Come dichiara il sito del SS.Lazio Fans Club Millenovecento, "siamo al capolinea della Gestione Lotito". Il sito dichiara: "è stato proprio Lotito con i sui veti il maggior responsabile del naufragio della “Legge sugli stadi”, solo perché quel testo varato dalla Commissione della Camera " impediva "la sua bella speculazione sui terreni vincolati sulla Tiberina"della Agricola Alpa (controllata al 99% dalla Micromarket 2000, subholding immobiliare di Cristina e Marco Mezzaroma), che grazie alla storia del progetto dello stadio...sono passati da un valore al costo storico di1,4 milioni di euro a un valore patrimoniale di 21,4 milioni di euro. . INTERESSANTE.... Chissà come andrà a finire...

LINK: http://www.sslaziofans.it/contenuto.php?idContenuto=28186
 IL TESTO:
“Noi come Lazio, più di spendere in modo oculato, non possiamo fare se non abbiamo i ricavi che possono arrivare solo attraverso lo stadio di proprietà e una cittadella dello sport”.
Premesso che delle “spese oculate” della Lazio di Lotito e Tare abbiamo scritto spesso e volentieri in questi anni e ci torneremo più avanti, la dichiarazione di ieri prima di Lazio-Juventus è un po’ la fine di qualsiasi tipo di sogno di vedere in futuro una Lazio diversa e da un certo punto di vista è il capolinea della gestione-Lotito. Se per tua stessa ammissione tu più di questo non puoi fare, hai due alternative: o cerchi dei partner in grado di supportare il tuo progetto (sempre ammesso che una società che in quasi 9 anni non ha mai partorito un piano industriale abbia un progetto…), come stanno facendo addirittura Milan e Inter, oppure dopo questa ammissione di aver raggiunto il limite, ti rendi disponibile a passare la mano se si presenta qualcuno disposto a investire e a varare un progetto serio per la Lazio.
Perché è quantomeno ridicolo attaccarsi alla storia dello stadio per restare a galla, visto che è stato proprio Lotito con i sui veti il maggior responsabile del naufragio della “Legge sugli stadi”, solo perché quel testo varato dalla Commissione della Camera conteneva tre righe che gli impedivano di poter realizzare la sua bella speculazione su quei terreni vincolati sulla Tiberina.
E visto che il suo scopo era solo quello di rendere edificabili i terreni di proprietà della Agricola Alpa (società è controllata al 99% dalla Micromarket 2000, una subholding immobiliare di proprietà di Cristina e Marco Mezzaroma), che grazie alla storia del progetto dello stadio sulla Tiberina sono passati da un valore al costo storico di1,4 milioni di euro a un valore patrimoniale di 21,4 milioni di euro. 
Ovvero 15 volte tanto, a dimostrazione che lo stadio è stato per 8 anni il vero salvagente a cui sono rimasti attaccati sia Claudio Lotito che il ramo della famiglia Mezzaroma con cui è imparentato. Ma lo stadio in quella zona oramai è una chimera e visto che lui non può accettare destinazioni diverse da quella, oramai è proprio lo stadio di proprietà ad essere una chimera per questa Lazio.
 E senza nuovi e forti investimenti a breve (abbiamo la rosa più vecchia della serie A, una decina di giocatori in scadenza di contratto e altri con contratti da rinnovare a breve per non rischiare di perderli a zero o quasi) con le prospettive attuali di entrate, questa società non ha futuro!
“Più di così non possiamo fare”, dice Lotito. E ha ragione, nel senso che la sua dimensione da imprenditore non è la Lazio, semmai e con tutto il rispetto possibile per la società campana e i suoi tifosi, la Salernitana. Lì con i suoi mezzi e le sue capacità può fare bene, perché a Salerno bene significa arrivare e restare in Serie A. In una città come Roma, però, questo non può bastare. Perché quando hai il quinto-sesto incasso a livello di diritti tv e quando potenzialmente hai un bacino d’utenza di almeno un milione e mezzo di tifosi solo nella Regione, non ti puoi accontentare di fare il minimo sindacale e non puoi prendere per i fondelli la gente con la barzelletta del “non è vero che più spende più vince”, smentita dalla storia e dall’albo d’oro della Serie A e della Coppa dei Campioni, dove i nomi dei vincitori sono sempre gli stessi (soprattutto nel calcio moderno dominato da tv e sponsor) e guarda caso collimano con quelli delle squadre più blasonate d’Europa e che spendono di più. Senza arrivare agli eccessi del Manchester City e del Paris St. Germain, basta guardare la parabola della Juventus, scesa nell’anonimato quando la famiglia Agnelli ha chiuso i rubinetti e tornata al vertice appena la società ha avuto i soldi per investire nuovamente nella costruzione della squadra. Senza soldi non si va da nessuna parte e, come ha ricordato ieri sera Sergio Cragnotti, Se si vogliono raggiungere grandi traguardi ci vogliono grandi campioni”. La Lazio qualche campione ce l’ha, ma è rimasta una bella opera incompiuta. In estate o a gennaio servivano innesti di qualità per completare il quadro, ma il pittore non aveva i soldi per comprare i colori. “La Lazio ha fatto un girone d’andata alla grande, evidentemente occorrevano dei rinforzi, non sono arrivati e questo è il risultato”. In poche parole Sergio Cragnotti ha riassunto tutto, mettendo a nudo i limiti di questa società. “Noi come Lazio, più di spendere in modo oculato, non possiamo fare", dice Lotito. E mente due volte, in modo palese.
Primo: questa società, dal 2004 a oggi ha operato solo tagli, ma non ha fatto nulla per aumentare i ricavi. A livello di sponsor e di incassi al botteghino ha viaggiato per anni sul lavoro fatto dalle precedenti gestioni, ma quando si è trattato di “metterci del suo” (nel senso di abilità nel portare a casa soldi) Lotito ha dimostrato tutti i suoi limiti. Nel 2004 ha preso una Lazio che aveva una media di 51.400 spettatori a partita, in questa stagione viaggia a quota 31.771 (dato che calerà inevitabilmente nelle ultime tre partite casalinghe) presenze. Nel 2004 la Lazio chiuse la stagione incassando (solo in campionato) 12,935 milioni di euro in 17 partite, lo scorso anno ha incassato 6,087 milioni di euro in 19 partite. Senza parlare poi delle sponsorizzazioni. Nel 2004 avevamo la Siemens (eredità della gestione Cragnotti) che versava 7,5 milioni di euro più bonus come sponsor principale e la Puma come sponsor tecnico garantiva 5 milioni di euro più bonus. Come sponsor principale sono 6 ANNI che incassiamo ZERO e finito il contratto con la Puma l’estate scorsa ne è stato firmato uno con la Macron che garantisce meno di 3 milioni di euro più bonus. E’ vero che la crisi c’è per tutti, ma qui siamo a dati che porterebbero al fallimento e alla cacciata immediata di qualsiasi amministratore.
Secondo: la gestione oculata. Solo quest’anno, la Lazio a fine stagione pagherà più di 10 milioni di euro di ingaggi a giocatori che sono fuori rosa per scelta della società. Giusto o sbagliato che sia, sono comunque 10 milioni di euro buttati dalla finestra, con scelte a volte che è solo un dolce eufemismo definire quantomeno cervellotiche. Esempio. Si decide di non dare a Diakité circa 1 milione di euro a stagione, ma invece che accordarsi con il procuratore per cedere il giocatore e fare cassa, si va allo scontro frontale, lo si perde a zero e per sostituirlo si prende uno come Ciani che, oltre ad aver dimostrato sul campo di non essere più forte, guadagna più o meno la stessa cifra e per giunta per acquistarlo abbiamo dovuto versare quasi 2 milioni di euro al Bordeaux. Stessa cosa con Cavanda. Giocatore lanciato, poi messo fuori rosa perché non si trova l’accordo sul rinnovo del contratto e si va sul mercato a prendere Pereirinha dando al portoghese la stessa cifra che non si è voluta dare a Cavanda ma senza coprire il buco che si è aperto mettendo fuori rosa il belga, visto che Pereirinha tutto è meno che un laterale destro di difesa. Non è stato preso Yilmaz a 5 milioni di euro (pagabili) in 3 anni perché si è continuato a dare a Zarate una valutazione fuori mercato. Risultato: si è svalutato ulteriormente l’argentino mettendolo fuori rosa, Zarate a fine stagione ci sarà costato altri 8 milioni di euro lordi, Yilmaz ora vale 5 volte tanto e per tappare il buco che si è aperto con il solito infortunio invernale di Klose la Lazio ha versato 500.000 euro netti a Saha che in 3 mesi ha giocato una sola partita dall’inizio con Petkovic che è stato costretto a sostituirlo per disperazione. Da due anni la Lazio è diventata il rifugio degli amici di Tare: 1,7 milioni di euro all’anno netti (quasi 3,5 lordi) e garantiti per 5 stagioni a Cana, preso per fare il vice-Ledesma e spedito al centro della difesa con il risultato che si è visto ieri; contratto triennale da 1,6 milioni di euro lordi a Stankevicius (il doppio di quello che chiedeva Cavanda) arrivato già rotto. E si potrebbe andare avanti a lungo. Domanda: che cosa c’è di oculato in queste operazioni?
Nulla, così come il nulla si prefigura all’orizzonte di una gestione arrivata al capolinea, ma con il conducente che non si rassegna all’idea di fermarsi e scendere. E’ questa la vera croce della Lazio, la zavorra che le ha impedito fino a oggi e le impedirà in futuro di volare. A meno che Lotito non prenda atto della realtà. Ma prima di lui dovrebbe essere tutto l’ambiente a prendere atto che siamo arrivati al capolinea e a PRETENDERE che quantomeno si possa valutare se esiste la possibilità di una vera ALTERNATIVA. Altrimenti, ad aprile-maggio del prossimo anno staremo nuovamente qui a fare gli stessi discorsi di oggi, che poi sono quelli dello scorso anno e di due anni fa…

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