venerdì 23 dicembre 2016

Marcello De Vito: un uomo, anzi un galantuomo, da cui può ripartire il Movimento 5 Stelle. E' stato il più votato può garantire stabilità

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Marcello De Vito, avvocato, è stato il candidato più votato del M5S al Comune di Roma, 6.541 preferenze ed è quello che ha avuto più visibilità nel periodo del Sindaco Marino, molta di più sicuramente dell’attuale Sindaca Raggi che pure l’ha battuto alle primarie interne per 1.764 voti a 1.347.
In virtù del suo alto numero di preferenze è ora Presidente dell’Assemblea Capitolina e la sua azione politica si è svolta principalmente nel III Municipio (Nomentano/ Montesacro) in cui ha stretto saldi contatti con il territorio.
Nell’ambito della complessa geopolitica capitolina del Movimento viene dato vicino alla Deputata Roberta Lombardi, la stessa che ha presentato a novembre un esposto contro Raffaele Marra uomo di fiducia della Raggi.
La sorella di Marcello, Francesca De Vito, scrisse un post su Facebook molto critico nei confronti dell’ex vice-sindaco Daniele Frongia in cui denunciava il degrado del Movimento con l’entusiasmo tradito dell’attivista della prima ora che è un po’ quello dei tanti romani che l’hanno votato con la speranza di un cambiamento radicale.
Il fatto che Frongia sia stato destituito dal suo importante ruolo istituzionale (sostituito da Luca Bergamo, già assessore alla Cultura e già consulente di Rutelli Sindaco) segna finalmente un punto di cesura e un tentativo di risolvere quello che per Grillo è divenuto a tutti gli effetti un problema nazionale capace di intralciare la marcia del Movimento verso Palazzo Chigi.
La decisione è stata tardiva e forzata dagli eventi che si sono susseguiti giorno dopo giorno; è il prezzo che Grillo ha imposto alla Raggi (insieme all’allontanamento del fido Romeo e -ovviamente- di Raffaele Marra).
De Vito può essere ora un punto fisso, radicato sul territorio con voti reali (e non virtuali) da cui ripartire e tentare di salvare il salvabile per un Movimento che si è infilato nella Capitale d’Italia in un cul de sac molto pericoloso.
Come tutti i Movimenti populisti, basti guardare i casi precedenti di Lega e Italia dei Valori, il rischio è che i meccanismi di “selezione naturale” della classe dirigente si inceppino e il combinato disposto con le primarie -per di più on-line- porti all’emergere di persone francamente incapaci di gestire complesse macchine organizzative come quella di Roma.
Non a caso la Lombardi disse in tempi non sospetti che “a Roma c’è un complotto per farci vincere”; alla luce di quanto sta avvenendo occorre darle ragione.

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